venerdì 11 settembre 2015

Feuilleton n° 2....La storia continua

La cosa che ho sofferto di più nella mia infanzia è stata la presenza di tante sorelle...troppe, la seconda Angela arrivata solo dopo 13 mesi dalla mia venuta su questa terra e poi Rosalba, e non è ancora finito, quando avevo 8 anni è arrivata Maria Rita.
A quei tempi l'educazione era ferrea, e niente poteva essere fatto senza il permesso di mia madre, era lei che ci educava e ci cresceva.
La cosa che ricordo nella mia prima parte di vita sono un paio di scarpette bianche, una volta ci si teneva molto, mia madre le puliva e passava sopra la "biacca" , una sostanza pastosa bianca che le teneva sempre perfettamente bianche candide. 
Ho sempre adorato le scarpe, mi piacevano e le tenevo in grande considerazione da non romperle mai; venivano cambiate solo quando il piede inevitabilmente cresceva!
Ho squarci di ricordi quasi limpidi, con momenti terribilmente confusi.
Una cosa ricordo molto bene dovevo avere 5 anni, ero in braccio a mia madre, la toccavo e le accarezzavo il petto e mi stringevo a lei per diventare una unica soluzione vivente, abbandonata sul suo corpo, ne sentivo e ne sento ancora l'odore.
Mi rilassa e mi rassicura, quel profumo che è legato alle mie cellule cerebrali, resterà scritto nel DNA della mia vita!
A volte mi capita d rivedere momenti, di riascoltare suoni, rumori, respiri e immagini, e tutto avviene come in un film, a volte a colori altre in bianco e nero.
In momenti particolari riecheggiano grandi litigate, feroci discussioni, valige pronte e partenze improvvise. 
Si andava a casa della famiglia di mia madre, "casa a Gavignano".
Un paesetto vicino a Colleferro, la città dove ho abitato per 20 anni; fabbrica, ciminiere, sirene, puzze lancinanti che ti penetravano il naso e ferivano i polmoni.
Le liti dei miei genitori finivano sempre con viaggio e sosta a Gavignano, dove sono nata, dove è nata e vissuta mia madre, mia nonna Angela, mio nonno Francesco, le mie zie Pasqua e Lea. 
Dove non sopportavo andare e soggiornare l'estate, un paese fatto di gente semplice, che adorava le chiacchiere e le maldicenze.
Ho odiato quel posto ma ancora di più lo odiavo in quei momenti di forzata deportazione.
La casa molto grande, all'inizio con i mobili appartenuti a mia nonna, arredatissima e piena di ricordi, foto, ninnoli, stoviglie stranamente adoravo quegli oggetti, mi facevano pensare che prima di me c'era stata gente, storia, dolore e passione; spesso prendevano vita nella mia fantasia e grazie anche ai racconti di mia madre, storica illustre con una memoria strepitosa, che riusciva a far rivivere  tutto quello che era accaduto prima di me!
Anche il racconto e i ricordi di quei tempi sono spariti con lei, nessuno può più narrare momenti che solo lei poteva far rivivere quasi fossero contemporanei, momenti lontani che venivano rievocati al presente.




Un saluto a tutti voi che mi seguite!


Doriana